Al tempo di Donna Titì
Nelle campagne intorno a Santa Ninfa a quel tempo non c’erano ancora le grandi macchine agricole.
Di trattori nemmeno l’ombra.
Ancora negli anni ’50 quasi tutti i lavori erano fatti a mano.
C’era bisogno di tanti contadini che ancora prima dell’alba lasciavano il paese per recarsi in campagna, a lavorare.
Nasceva la necessità di ristorarli, di trasformare un pasto frugale in un momento di affettuosa cura, attraverso le buone cose da mangiare, cosa che a Donna Titì veniva naturale.
Presto la sua pasta di casa divenne leggendaria, le sue busiate, condite col ragù fatto ogni giorno con le carni migliori ed i pomodori appena raccolti, erano capaci di risvegliare sopite energie in tutti i commensali.
Compariva a dorso di mulo, scollinando, ed era per tutti l’inizio di una piccola festa. Ci si riuniva presto all’ombra del grande carrubbo, apparecchiando un’improvvisata tavola, mentre lei scoperchiava le grandi ceste infilate nei “canceddi” sulla groppa dei muli, svelando tutte le meraviglie che aveva compiuto con pochi semplici ingredienti, cominciando a lavorare il giorno prima, lasciando asciugare la pasta tutta la notte e riprendendo a lavorare in cucina proprio quando i contadini lasciavano le loro case, di mattina presto, così c’era più tempo.
Era una vita dura, faticosa, ma rincuorata dalla qualità di ciò che si mangiava.
Cose semplici, buone, vere. Fatte con esperienza, attenzione e quel pizzico d’amore necessario perché tutti si sentissero protagonisti della propria vita, almeno per qualche ora.
Noi tutti ce ne ricordiamo bene ancora oggi, ed è stato proprio partendo da questi ricordi che abbiamo profuso ogni sforzo per riportare quei sapori, quei profumi e anche quella sapienza generosa sulle nostre tavole, giorno per giorno. Oggi come allora.